***Attenzione: questo è un post che elogia la forza delle donne, delle femmine, tutte. Non vuol dire che è un post femminista. Ma che se non avete voglia di sentirvi dire che le donne hanno una marcia in più del sesso maschile, non leggetelo ***

 

Avevo promesso che avrei parlato delle notti di convivenza con il proprio bambino in ospedale, quindi eccomi qui.
Nella maggiorparte dei reparti maternità oggi il bambino viene affidato alle cure della mamma da subito: si parla di rooming in, ovvero di permanenza 24h su 24h in camera con la mamma.
In parole povere: scordate di riposarvi dai dolori del parto leggendo un libro, sgranocchiando biscotti e lamentandovi dei punti che vi han messo, c’è un neonato di poche ore che ha bisogno della vostra attenzione e quel neonato è vostro figlio.

Maternità

Ecco, già solo questa roba qua: che magari cinque ore prima il centro delle tue attenzioni eravate tu e la tua pancia  e ora c’è questo tipo qua, fuori dalla pancia, che reclama monitoraggio minuto per minuto da adesso fino a che morte non vi separi. Il che mette già i brividi al solo pensiero.
Se poi questo piccolino ha bisogno di essere nutrito (e devi interpretare i segnali di fame – e devi stare attenta che non dorma troppo a lungo per dargli da mangiare a sufficienza – e devi saperlo attaccare al seno senza che faccia troppo male), di essere pulito (e devi imparare a cambiare il pannolino – e devi imparare a cambiare una tutina a un esserino piiiiiicooolo e graaaacile che sembra rompersi al solo pensiero di toccarlo – e devi imparare a medicare il cordone ombelicale) e di dormire (e devi farlo dormire al tuo fianco ma non troppo che lo schiacci – e devi metterlo nella culla senza farlo svegliare – e devi farlo dormire a pancia in su che poi la SIDS vade retro) insomma il gioco si fa duro.

Ed è qui che le dure iniziano a giocare.
Soprattutto di notte. Quando nonne, papà, mariti, amiche e sorelle se ne vanno e si rimane da sole. Solo mamme. Solo donne.

Le notti che ho passato nel reparto maternità dell’ospedale Sant’Anna di Torino sono tra le notti più gloriose che abbia mai trascorso. Mai mi sono sentita tanto in gamba, mai mi sono sentita tanto parte di una cosa ancestrale che si chiama Maternità e che noi femmine condividiamo dalla notte dei tempi.

Le notti in ospedale, nei reparti a bassa intensità, dove si è come minimo in tre a dividere una camera e in sei a dividere un bagno, sono notti che cominciano alle 8 e mezzo di sera e finiscono alle 6 di mattina.
Sono notti che hanno il sottofondo dei pianti dei bambini: il tuo piccolo piange, lo attacchi al seno, si calma, sta per addormentarsi e inizia a piangere un altro bambino e il tuo si sveglia e si ricomincia il giro.
Il piccolo della vicina di letto piange e piange pure lei che ha venti punti sul perineo e non riesce nemmeno a prenderlo in braccio senza sentire dolore. Il piccolo dell’altra compagna di stanza piange e piange pure lei distrutta dalle ragadi. Il piccolo che sta nella stanza dall’altra parte del corridoio piange e così forte che sveglia i bambini della vostra camerata.
Eppure, eppure, tutte le mamme resistono, tutte le mamme si alzano per cullare i loro piccoli, tutte le mamme allattano i loro bambini per ore infinite, tutte le mamme si alzano per cambiare i pannolini nella semioscurità della stanza per non svegliare le altre (che sono sveglie ovviamente), tutte le mamme vanno in bagno portandosi il pupetto con loro trascinando la culla fino alla porta della toilette e facendo il tutto il più rapidamente possibile con la porta semi-aperta, tutte le mamme si chiedono a vicenda “Come va? Vuoi una mano? Hai bisogno che chiami l’ostetrica?”, tutte le mamme si sorridono da sopra le loro camicie da notte strapazzate e le lenzuola umidicce di sudore.

Sono ore lunghe. Guardi l’orologio e sono ancora le 11 di sera. E poi sono ancora le 2 del mattino. E però resisti e guardi le altre resistere e guardi i piccolini piangere e tranquillizzarsi sul petto della propria mamma e, all’improvviso, sono le 6. Arrivano le ostetriche a misurare la febbre, a accendere le luci, a portare quella che chiamano colazione. E a luce accesa, con le prime luci del mattino che pure filtrano dalle finestre, guardi i volti delle donne che con te hanno trascorso quella notte e ti sorridi e non ci sono parole per parlarvi dell’orgoglio che sentite in petto. E infatti le parole non si trovano e si finisce a parlare di pannolini sporchi e stanchezza, ma in realtà ci stiamo dicendo quanto forti siamo state e ci ringraziamo di esserlo state insieme.
E questa cosa qua è una cosa solo per donne. Solo per femmine. Ma non come la ceretta o le mestruazioni (che ormai manco la ceretta ci è rimasta, che i maschi se la fanno più di noi). È la quintessenza di come noi donne sappiamo resistere, di come sappiamo adattarci alle situazioni anche impreviste, di come sappiamo cosa fare anche quando siamo sicure di non sapere fare niente, di come sappiamo mettere da parte tutto per ricominciare da capo, di come l’amore, non ci sono storie, è la cosa che ci piace più di tutte.

 

Le notti rosa
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5 pensieri su “Le notti rosa

  • 2 aprile 2015 alle 17:29
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    Complimenti per l’articolo, e condivido quanto scritto sull’amore e la forza delle donne.

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  • 22 aprile 2015 alle 9:38
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    Ho gli occhi annebbiati dalle lacrime. Mi hai fatto commuovere! Tutto verissimo! Anch’io ho partorito a settembre al Sant’Anna e le notti, i punti, la fatica e l’orgoglio…c’è proprio tutto!.. sei stata precisa e vera!
    Ti ho scoperta stamattina tramite una mia amica che ha condiviso il tuo post su facebook e adesso ho già guardato, con grande ammirazione, il tuo sito.
    I miei più cari e sinceri complimenti!
    W noi mamme che allattiamo!
    Hai una nuova follower ❤

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    • 22 aprile 2015 alle 9:53
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      Grazie per le tue parole Silvia. Ho cercato di raccontare quello che ho vissuto e che sono certa che vivono tutte le mamme durante quelle notti. Mi fa piacere essere riuscita a trasmettere quello che ho provato e sono felice di averti tra le mie lettrici. In bocca al lupo per la tua avventura di mamma!

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  • 16 luglio 2015 alle 1:06
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    La prima notte dopo il parto del primo e secondo bimbo sono state sicuramente le notti piu’ lunghe della mia vita. In esse sono racchiuse i forti dolori del parto, la stanchezza, la spossatezza, il fastidio delle luci, accompagnate da quelle sensazioni di forza e amore infinito tenendo in braccio i bambini ninnandoli E ho ringraziato chi sta lassu’ per avermi creata donna. Queste emozioni cosi forti le proviamo solo noi, siamo MAMME!

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    • 16 luglio 2015 alle 18:00
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      Dici bene Tamara: è tutto racchiuso in quelle ore. Dolore, stanchezza, fastidio, senso di impotenza e al tempo stesso infinita forza, energia, amore, istinto. Anche io, notti così lunghe e intense, non le avevo mai vissute e resteranno nella mia memoria per sempre.

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