Oggi ho vissuto la poppata più bella di questi otto mesi: le due del pomeriggio, camera da letto in penombra, il sole filtra dalle persiane, fuori impera la canicola, si sentono cantare le cicale a centinaia, mia madre lavare i piatti in cucina, mia sorella parlare con un’amica al telefono sottovoce per non disturbare. Noi due insieme accaldati ma abbracciati, tu che ti abbandoni sul mio petto e bevi quanto più latte possibile per cercare refrigerio, la tua manina che tiene stretto il mio seno, io che ti accarezzo i capelli sudati e ti sussurro di ascoltare i suoni che ci arrivano attutiti dalla porta chiusa, di ascoltare bene, perché questo è il suono dell’estate e lo devi imparare a riconoscere.

La poppata più bellaE piano piano ti addormenti. E anche io sto per addormentarmi con te. Ma mi sforzo di tenere gli occhi aperti per godere quanto più possibile di questo momento. Caldissimo ma bellissimo e irripetibile. Dodici mesi fa eri nella mia pancia che impedivi di farmi riposare su un fianco perché come mi giravo mi tiravi calci per farmi spostare; fra dodici mesi sarai a sgambettare veloce tra i grembiuli di tua nonna per chiederle l’ultimo mini gelato prima di fare il sonnellino pomeridiano, e io probabilmente sarò a lavorare e non ti vedrò chiudere gli occhi con la bocca sporca di crema.

Ma oggi ero qui e tu eri vicino a me e quindi ti ho guardato: ti ho guardato mentre mi bevevi di gusto e ti ho guardato mentre dormivi il sonno totale che solo i bambini sanno dormire.  Ti ho guardato dormire e ho ascoltato l’estate in cui eravamo immersi anche noi e ho pensato che una cosa bella così non l’avevo vissuta mai.

 

La poppata più bella
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