L’istinto di cura è una di quelle cose che o ce l’hai o non ce l’hai. Punto. È quella cosa che ti permette di far resistere i gerani sul tuo balcone per una stagione intera, che ti fa mettere in lavatrice un maglione di lana e lo fa uscire perfetto come appena comprato, che ti fa stendere la crema sulle mani ogni sera prima di andare a dormire.
Ecco. Io l’istinto di cura non ce l’ho.

Poi arriva un figlio e l’istinto di cura arriva, impetuoso come un fiume in piena e ti travolge. E, secondo me, se sei una che prima non ce lo aveva, questo istinto ti stordisce e ti lascia spiazzata (e lo dicevo pure qui) perché, insomma, adesso capisci che non se ne esce: un maglione infeltrito si ricompra, un geranio appassito si taglia, un bambino va curato e fatto crescere. La via di uscita non c’è. Vi lascio immaginare quando arriva la prima influenza, quella seria, quella in cui ti prescrivono l’antibiotico e pure il cortisone: i livelli di ansia di cura arrivano alle stelle.

allattamento e influenzaPerché poi magari la prima influenza arriva quando il piccolo entra all’asilo nido e quindi vuol dire che tu sei rientrata a lavoro e di conseguenza fai i salti mortali per essere operativa in ufficio, presente il più possibile con il piccolo malato, disponibile per le varie visite dal pediatra e, soprattutto, lucida e attiva nel curare tuo figlio. Ed ecco che, santa e paziente come il Buddha, inspiri ed espiri e intanto dai da mangiare a un piccolino che di mangiare non ne vuole sapere, gli rifili a intervalli regolari antibiotici dal sapore improponibile, tachipirina che sa di amaro San Simone (che dico io, va bene per gli adulti anzi grazie, ma per i bambini dai fatela di un altro sapore), cortisone da sciogliere lentamente e fermenti lattici a condire il tutto. E intanto in sottofondo, fai lavaggi nasali, di sera, di mattina, prima dei pasti: diabolici lavaggi nasali con aspirazione del muco che pare che tu voglia far rientrare tuo figlio nella lampada di Aladino.

Ma per fortuna c’è il latte di mamma. Il latte di mamma che come per magia arriva a addolcire tutto. Tutte le corse, tutti i pianti, tutta la fatica. Il latte di mamma che tranquillizza il piccolo, lo idrata, lo nutre, lo consola, lo coccola. Tu ti accorgi di donare sollievo e il tuo istinto di cura ne va fiero. Lui si riposa dalla sua brutta influenza e sta meglio, almeno per quei minuti in cui è vicino al tuo petto e al tuo calore. Tu lo avvicini a te sotto una copertina (perché ovviamente lo tieni a dormire vicino a te, come potrebbe essere diversamente?) e, mentre lui beve il suo latte beato, ti pare di essere in quadro di Raffaello in un semplice momento perfetto.
Certo, anche questo è faticoso, diciamocelo. Perché è comunque uno sforzo fisico che fai e, anche se non te ne accorgi, lo sanno bene le tue spalle e il tuo collo. È uno sforzo mentale perché ti senti necessaria al suo benessere e anche se razionalmente sai che può stare bene anche con le cure del papà e dei nonni. Ma è l’istinto di cura. E non se ne scappa.

L’istinto di cura. Allattare durante l’influenza.
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